martedì 10 febbraio 2015

Settimo [20:02]

Questa è una vecchia pagina di diario,di qualche hanno fa,da cui in pratica è partito tutto. Tutto cosa? Tutto ciò che sono ora. 
Credo di aver annoiato abbastanza tutti.In effetti,mi sono annoiata anche io.La cosa che odio di più e che non riesco a farne a meno,è come se fossi tossica della mia presunzione.Quella presunzione che mi spinge a parlare a sproposito,che mi spinge a dire parole che so non capite, quella che mi spinge ad allontanarmi dalle persone solo perché non sono “intelligenti” come me.Quella presunzione che si tramuta in orgoglio ogni volta che sono in difficoltà.No,io non mi posso far aiutare;no,io non posso piangere in pubblico;no,io non mi posso far vedere con quella persona in particolare…o con qualunque altra cosa non mi garbi.
Mi odio.Mi odio con il più profondo del cuore.In verità,sono io il mio peggior nemico.Ah,la cosa farà anche ridere,ma molte volte mi metto davanti allo specchio e mi insulto…la cosa peggiore è che mi rispondo anche.Ma almeno riesco a sfogare quella rabbia che reprimo e che mio malgrado molte volte esce con le persone che non centrano nulla…
La cosa che può sembrare divertente è che continuo a ripetermi,ma non cambio mai.Come ho già detto,sono maturata,ma in questo no.Questo è il mio carattere e combattermi,bhè,sforzo inutile,diverrei completamente pazza {sottolineo il completamente perché una buona percentuale di me lo è già}.
Non voglio continuare.Più aggiungo parole e più la rabbia cresce nei miei confronti.E non posso ancora,non ho cosi tanta pazienza da zittirmi anche ora che sono sola.
Più le righe aumentano,e più la rabbia si trasforma in lacrime.Si,sto piangendo,sto piangendo perché so di non essere una buona persona.E la cosa che più mi brucia,è che il più delle volte me ne vanto. Si.sto piangendo e continuo a farlo,mi sto facendo del male in vano.Ma almeno una cosa buona in me ce:la consapevolezza di fare schifo.
Non so quante volte avrei preso tutto e mi sarei buttata,mi sarei attaccata al collo una corda così,senza un motivo apparente…un motivo c’è eccome,forse non per voi,Voi forse non ci avrete mai pensato.Io si.
Ecco,adesso rileggendo capisco che non sono poi cosi forte come tendo a far credere.Sono fragile,forse un po’ troppo per i miei gusti…Bene! Un’altra cosa da aggiungere alle innumerevoli che odio di me

[14:51]

Leggere e una marea di treni presi non vanno d'accordo. Mi fanno pensare troppo e pensare mi fa male. Chi sono? Seguendo a ritroso i pensieri tutto parte dal fatto che ricomincia-comincia la mia vita. In 17 anni ho imparato che i cambiamenti importanti sono quelli improvvisi: quelli lenti e graduali ti lasciano il tempo di abituarti e così,veramente,non cambia nulla. Ma comincia cosa? Mica sono morta! Un po' si,questo si gradualmente. Me ne rendo conto perchè non mi odio come prima,anzi,non mi odio per niente. Quello che faccio e sono mi convincono,forse perché non ci penso troppo. Mi butto,sono (e è cosa e chi mi circonda) abbastanza forte per sopportare un'errore. Anche il pensare al futuro è diverso,sono più tranquilla,anche perchè a convincermi che le cose non andranno,non le faccio andare. Anzi,sono più tranquilla in tutto. Riesco quasi ad apprezzare la vita,non che prima non lo facessi,ma per cosa mi ha dato: mi piace poter dire,ed essere convinta che sia così,che ho imparato qualcosa nella vita,ho qualche esperienza. In realtá mi rendo conto che sono diversa proprio perchè è successo all'improvviso: confrontandomi con un anno fá è cambiato tutto. In pratica ho fatto un'adolescenza in meno di dodici mesi,un last minute prima dei 18. Perché ammetto di essermi sempre tirata indietro,di essere sempre rimasta in quel limbo che mi dava certezze. Ecco la cosa più importante,quello che mi rende veramente diversa,l'accettare le incertezze......accettare la vita. Firmare quel contratto "mea vita" con la tyke. Io,con il mio nome,la mia firma,non i miei genitori o la mia etá. Non sono più convinta che siano le mie scelte che mi hanno portato qui: sono io,ora,in questa micro-adolescenza che ho deciso come essere,che ho deciso a chi dare la possibilitá di vedere il mio spettacolo,a chi far vedere anche il dietro le quinte e a chi invece solo la prima dell'opera. Perchè ho deciso di cambiare ruolo:non sono il primo attore di qualcos'altro,sono il regista della "vita di Camilla".E come regista posso dire che,anche se come spettacolo mi costerá veramente tutto,ne vale la pena. Ne valgo la pena.

[08:54]

‘La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente tra dolore e noia, passando attraverso l’intervallo fugace, e per di più illusorio, del piacere e della gioia'
É come dire aspetta e spera,il calcolo delle probabilità dice che prima o poi qualcosa di buono deve capitare.
Ma è troppo facile dire che qualcosa è bello quando stai soffocando nel fango,una cosa è veramente bella se tu stai bene già prima che ció accada.
"Con te sarò nuovo. Ti dico queste parole nel periodo migliore della mia vita, nel periodo in cui sto bene, in cui ho capito tante cose. Nel periodo in cui mi sono finalmente ricongiunto con la mia gioia. In questo periodo la mia vita è piena, ho tante cose intorno a me che mi piacciono, che mi affascinano. Sto molto bene da solo, e la mia vita senza di te è meravigliosa. Lo so che detto così suona male, ma non fraintendermi, intendo dire che ti chiedo di stare con me non perché senza di te io sia infelice: sarei egoista, bisognoso e interessato alla mia sola felicità, e così tu saresti la mia salvezza. Io ti chiedo di stare con me perché la mia vita in questo momento è veramente meravigliosa, ma con te lo sarebbe ancora di più. Se senza di te vivessi una vita squallida, vuota, misera non avrebbe alcun valore rinunciarci per te. Che valore avresti se tu fossi l'alternativa al nulla, al vuoto, alla tristezza? Più una persona sta bene da sola, e più acquista valore la persona con cui decide di stare. Spero tu possa capire quello che cerco di dirti. Io sto bene da solo ma quando ti ho incontrato è come se in ogni parola che dico nella mia vita ci fosse una lettera del tuo nome, perché alla fine di ogni discorso compari sempre tu. Ho imparato ad amarmi. E visto che stando insieme a te ti donerò me stesso, cercherò di rendere il mio regalo più bello possibile ogni giorno. Mi costringerai ad essere attento. Degno dell'amore che provo per te. Da questo momento mi tolgo ogni armatura, ogni protezione... non sono solo innamorato di te, io ti amo. Per questo sono sicuro. Nell'amare ci può essere anche una fase di innamoramento, ma non sempre nell'innamoramento c'è vero amore"

La mia vita in realtà ora ha esattamente gli stessi problemi di prima,se non qualcosa in più, è il mio modo di approcciarmi a loro che è cambiato.
Per fare un autoeco letterario: la stronza non mi tiene più prigioniera,non siamo sopravvissute l'una a discapito dell'altra,ma abbiamo imparato a coesistere,ci siamo fuse,abbiamo imparato quasi quasi ad apprezzarci. Ed è questo il punto: io ora sto bene,sono piena completa,solo cosí posso dire che sia successo qualcosa di bello,e solo cosí la cosa puó essere credibile. Solo se sei a 100 puoi giudicare da 0 a 99,ma se sei a 50 puoi saperne solo la metà.
Io ora posso dire di essere 'oltre' felice,in quanto ero giá completa da sola,questo è un surplus,non ció che mancava.
Solo essendo felici si può esagerare nell'esserlo. Solo essendo felici si puó essere oggettivi nel giudicare la felicità.
Ma si puó essere oggettivi quando stai scongelando il tuo cuore in microonde?

domenica 1 febbraio 2015

[00:15]

[00:15] Poco a poco negli anni si forma la tua vita, intorno alla tua famiglia,ai tuoi amici, a ciò che ti é famigliare. Ma se tutto questo si duplicasse,se in prativa avessi due vite con "solo" 180km di differenza? E se un giorno dovessi sceglierne una, su cosa basarsi? É come uccidere una parte di se, abbandonare una semi vita per averne una piena. Venezia e Trento sono così per me,due parti che unite formano Camilla. Credo non sia una casualitá l'ordine in cui le ho scritte, inconsciamente ho sempre saputo dove volevo essere...e con 'dove' intendo in realtá me stessa, chi volevo scegliere di vivere. Sembra stupido, una banalitá, eppure andando avanti con gli anni diventa sempre più pesante reggere due vite in una. Anche perché per quando io ami solo una parte di me, so che non potrebbe esistere se non in funzione dell'altra, quindi abbandonare ciò che di caro ho qui vorrebbe dire perdere anche un po' dell'altra parte. Eppure io posso andare ovunque,viaggiare, rimanere qui, passare il tempo in qualunque luogo, ma IO, Camilla, quella vera, esisto solo a Venezia. É sempre un palcoscenico, finché non torno a casa. E dico casa perché per me vivere qui é come dire House in inglese, quattro mura un tetto e niente più. Mi sento sempre censurata, bloccata, soffocata in me stessa fino a che non raggiungo la mia HOME. Ed ora più che mai me ne rendo conto: perché riesco a vivere una relazione come si deve, e parlo in generale, amicizie e non, solo quando sono lì? Non posso certo dire di non averne e averne avute qui,ma c'é sempre qualcosa che rimane in me, che vorrei tirar fuori ma spingo in fondo, soffoco le parole che tentano di saltarmi via come rane. É come quando vai in una città straniera, e mentre parli ti fermi e pensi "forse qui questa cosa é meglio non dirla". Mi sento straniera in casa mia. Ma se fosse solo questo, il problema non esisterebbe. Il punto sta nel fatto che andarmene vorrebbe dire andarmene in qualche modo da me stessa, come quando un amico se ne va e insieme a lui se ne va una parte di te. Sarei la stessa persona? Se devo applicare il mio empirismo anche in questo, il cancellare parte delle mie esperienze, porterebbe alla stessa persona? Si puó vivere una vitá a metá per averne una intera?